NON ERA COSÌ

Mi ricordo che non era così.
Mi ricordo che mia mamma diceva: “per i Sant, palto’, capel e guant”. E la festa di Ognissanti non è poi così lontana.
Oggi 28 gradi e un clima che nemmeno a luglio…
Zucchine e pomodorini strizzano l’occhio alle zucche. Sorridono alla pianta di melograno e assaporano il caldo. Le castagne sudano dentro e fuori dai ricci. La Gigia, tartaruga con parecchi decenni sul carapace, si gode il sole e mangia insalata fresca.
Altro che letargo.
Le zanzare banchettano e le cimici svolazzano ovunque.
La coperta pesante non è esattamente dove dovrebbe essere. E la zuppa d’orzo rimane nella pentola.
Voglia di ghiacciolo alla menta…

Eppure non era così…

24 SETTEMBRE

Sei anni fa. Dopo lacrime ed attese infinite. Urla e dolori…  sei entrata in quel posto un po’ magico, un po’ terrificante.

Avevi deciso di cambiare la rotta. Di farti aiutare. Di provare a diventare un’altra.  Ricordo le persone, spaesate come te o rese piu’ forti da mesi di quello stare li’.  La tua faccia mentre ci salutavi e la nostra, la mia, mentre piangevo rabbia e speranze.

Sei anni.  Ne sei uscita.  Grazie a quelle persone lì dentro e grazie a quelle persone fuori che ci hanno, ti hanno, aiutato in maniera pazzesca.

Con la loro presenza, con le parole e con moltissimi fatti.   Inutile che ne dica i nomi…

Grazie a loro, a tutti, sapevamo di non rischiare piu’ di perderti e potevamo, potevi, riprendere a remare con due robusti remi, e non piu’ a mani nude.

E tu, sei stata grande.

 

LA CAMPANELLA

 

I libri nuovi. Ricoperti a regola d’arte. Nelle sere di fine estate. I quaderni colorati. L’astuccio blu. Che ogni due minuti aprivo. Come si fa con una scatola preziosa. L’odore di carta. Di nuovo. E il grembiule. Quello con il fiocco e le iniziali. Le tasche grandi. Dove infilare le mani. Davanti allo specchio, per darsi un tono… I compagni da rivedere, quelli con i quali ero andata all’asilo Scotti. Niente più cestino, latte caldo e giochi da piccoli… Emozione. Paura. E voglia del primo giorno. E il cortile. Ottobre e le foglie gialle, dove rincorrersi. Sento ancora il rumore. E rivedo le facce. I sorrisi. Il nonno Giuseppe e i suoi ‘mi raccomando’. E la bidella. Quel portone. I primi passi salendo le scale. Tutti seduti. La campanella è già suonata. Si inizia. Per davvero. Dopo averlo immaginato per settimane. Buona scuola. Buona vita.

DICIASSETTEGIUGNO

Sabato di sole e caldo. Qualche refolo di vento. Cielo blu che più blu non si può.  Una bella gara tra il lago e il cielo.  I rumori delle barche che passano. Vociare di bimbi.  Magari si stanno tuffando nell’acqua fresca. O si rincorrono sulla spiaggia.

A quest’ora tu sei tra la folla.  Bandiere colorate. Sorrisi.  Facce sudate.  Come picchia il sole.  Ma chi lo sente. Tutti vicini. Per mano. A far vedere al mondo che si è tutti uguali. Mica l’hanno capito.  In molti non lo comprendono.  Gridate forte.

Sono con te.  Sono con voi.

Ti voglio bene.

 

ALZATI E BALLA

Fallo.
Indossa quel vestito troppo stretto.
Sciogli i capelli.
Alzati e balla.
Trova ragioni per ridere.
Fai l’amore.
Crea qualcosa di bello.
Parla.
Riconosci il tuo valore.
Non scusarti più per la tua magia e smetti di nascondere la tua luce.
Amati.
Perdonati.
Fai spazio all’imprevisto.
Smetti di aspettare il momento giusto, fallo ora.
Ignora quello che la gente pensa di te.
Perchè alla fine sarai tu a dover rispondere per tutte le cose che non hai detto, le persone che non hai amato, le cose che non hai fatto ed i luoghi dove non sei andato.
Fallo, adesso.
Brooke Hampton

SPERANZA

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa?
La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
(Gianni Rodari)

FELICITA’

“TU SEI FELICE?”
Mi ha chiesto proprio così. La felicità… ma cos’è, alla fine, la felicità?
Etimologicamente viene descritta come la condizione positiva dell’animo raggiunta tramite l’appagamento dei propri desideri. Mah… Per me c’è un mah. E non è nemmeno piccolo.
In senso materiale è un paradosso, pensateci bene. Inversamente proporzionale alla propria ricchezza. Vuoi la moto, compra la moto… vuoi la Mercedes, compra la Mercedes… vuoi la villa vista mare, compra la villa vista mare… vuoi l’elicottero, compra l’elicottero. Insomma, si entra in un circolo vizioso dove il consumo della materia diviene il mezzo per sentirsi appagati, ottieni una cosa e subito ne vuoi un’altra, raggiungi una persona e subito dopo perde interesse. Perché mai? Forse è il valore che diamo noi a ciò che raggiungiamo, la chiave di lettura giusta. Che poi, esiste forse una scala dei valori per le Emozioni?
Ci si riempie la vita d’oggetti, a discapito del resto, con la convinzione di aver raggiunto questa famigerata “felicità” a cui tanto si aspira, quando in vero ci si ritrova con il Cuore vuoto e boicottato da questi inganni.
Io sono felice?… Non ho una macchina. Non ho ancora un lavoro fisso. Sto combattendo contro un disturbo dell’Anima. Il mio Tempio è un mezzo campo di battaglia. Non ho un ragazzo. Non ho figli. Non ho la villa al mare, non ho la moto, non ho l’elicottero e nemmeno il disco volante (l’avevo chiesto a Babbo Natale ma m’ha snobbata). Non ho un conto milionario in banca. Non ho ancora imparato a fare na cazzo de lavatrice come si conviene (questo è un grande problema).
“Non ho”. Questa parola è il diserbante per eccellenza della felicità.
Mi alzo la mattina, guardo il cielo e respiro. Ho una grande opportunità anche oggi: VIVERE.
Riesco a camminare, a parlare, a mangiare, a scrivere.
Esco e prendo l’autobus, e lì non si sa mai chi si può incontrare, c’è pure il piacere della scoperta!
Scambio due parole con qualcuno, rubo sorrisi ai bambini, li scruto da sotto il berretto tutti infreddoliti ed assonnati pensando alla giornata scolastica che li attende. Fantastico sui pensieri e le azioni degli altri.
Cosa penseranno? Cosa faranno? Siamo tutti connessi, inconsciamente e incredibilmente connessi. Stiamo tutti vivendo e respirando, in luoghi e modi diversi, ma tutti nello stesso momento.
Mi siedo e gusto un caffè, vedo un’amica, si raccolgono abbracci.
Si conosce, si scopre, si impara, si cade, ci si fa pure male delle volte (e che male!), ma ci si rialza. Sempre. Qui sta la felicità, per me. Nel saper cogliere tutti questi colori che apparentemente risultano scontati. Perché non lo sono… non lo sono affatto! Il profumo di un fiore, il frusciare degli alberi, lo scorrere dell’acqua, la corsa per non perdere il treno, una chiamata inaspettata, la musica a batter di sotto, un biglietto improvviso, uno sguardo d’intesa, il virare del cielo. La nascita di un nuovo giorno.
E viaggiare, dare il via ad una nuova avventura, sempre imprevedibile. Tornare a casa.
Le persone che incontro, i Cuori che suonano, le Anime in risonanza.
Penso che la felicità è fatta di piccoli istanti, si è come sulle montagne russe. Vai su, su, su… e poi quando ti sbattono nel vuoto ti sale l’adrenalina alle stelle. Più o meno funziona così. Come un elettrocardiogramma. E più si sa cogliere il valore nella semplicità della Vita, nella meraviglia dell’Universo… più comprendiamo la nostra appartenenza a tutto questo, più gli istanti aumentano, più si moltiplicano… Meno materia, più Anima, più Amore: questa, per me, è la felicità vera.
[Vero]

NON TROPPO

Amare una persona è…Averla senza possederla. Dare il meglio di sé senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei, ma senza essere mossi dal bisogno di alleviare la propria solitudine. Temere di perderla, ma senza essere gelosi. Aver bisogno di lei, ma senza dipendere. Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine. Essere legati a lei, pur essendo liberi. Essere un tutt’uno con lei, pur essendo se stessi. Ma per riuscire in tutto ciò, la cosa più importante da fare è…accettarla così com’è, senza pretendere che sia come si vorrebbe
Omar Falworth

CIAO, NATALE

 

L’albero di Natale. Il Presepe. Un omino con il naso a carota sulla porta. La stella cometa e le vetrine a festa. Ghirlande colorate. Auguri di qui. Auguri di là…
Oggi o nei prossimi giorni tutto finirà nelle scatole. Che vanno in cantina. L’albero, le palle, le luci. I pastori vanno a riposare. Con le pecore. L’omino che porta l’acqua. Il pescatore. La capanna e la mangiatoia. Gesù bambino. Il buon Giuseppe e la dolcissima Maria. L’asino e il bue. I Re Magi. E gli alberelli, le radici e la carta con le stelle…
Tutti insieme, sullo scaffale.
In attesa del loro turno. Tra 11 mesi… Perchè  Natale sembra lontano ma arriva. Di nuovo.